SINDROME DI TOURETTE: POSSIBILITA' TERAPEUTICHE
Data la complessità delle manifestazioni cliniche osservate nella sindrome di Tourette (TS), il trattamento richiede un approccio multidisciplinare, che includa oltre a quello farmacologico, che rappresenta uno degli aspetti fondamentali, anche l'utilizzo di terapie educative-comportamentali e psicologiche. In linea di principio, pazienti con una lieve o moderata sintomatologia clinica e che mostrino di aver saputo integrare ed adattare i sintomi nella propria vita, non necessitano di farmaci.
La scelta del tipo di trattamento farmacologico, che deve essere riservato ai casi in cui la sintomatologia clinica determini un significativo disfunzionamento, si fonda innanzitutto su una valutazione clinica accurata del paziente allo scopo di identificare il sintomo della malattia più invalidante. Numerosissimi sono i trattamenti farmacologici della TS riportati in letteratura, ma relativamente pochi sono i dati sulla reale efficacia derivanti da studi controllati su un cospicuo numero di pazienti, in particolare in età infantile.
I farmaci più comunemente impiegati nel trattamento dei tic motori e vocali appartengono alla classe dei neurolettici e quelli di maggior impiego sono l'aloperidolo, la pimozide, la sulpiride ed il risperidone. Tra i farmaci a differente meccanismo d'azione la clonidina, le benzodiazepine e la tetrabenazina trovano anch'essi un esteso impiego. In tabella 1 sono riportate le posologie delle principali sostanze impiegate nel trattamento della TS per i tic ed i disturbi associati.
Come dimostrato, i neurolettici sono sicuramente tra i farmaci più efficaci nel trattamento dei tic, ma il loro utilizzo è limitato dalla comparsa di frequenti effetti collaterali. La sedazione è il sintomo più frequentemente lamentato dai pazienti; essa è generalmente transitoria ma talvolta è di entità tale da determinare la sospensione del trattamento. Altri effetti collaterali sono rappresentati da segni e sintomi extrapiramidali, quali reazioni distoniche acute, crisi oculogire, tremore, bradicinesia, acatisia.
Sono inoltre possibili alterazioni del tono dell'umore e disturbi del comportamento con manifestazioni aggressive, difficoltà di concentrazione, aumento dell'appetito, attacchi di panico, amenorrea e galattorrea, e, meno frequentemente, ipotensione ed ipotermia. L'aloperidolo è responsabile inoltre in alcuni rari casi della comparsa di uno stato confusionale con sintomi psicotici della durata di alcune ore.
Alcuni neurolettici, in particolare la pimozide possono determinare un'alterazione dell'elettrocardiogramma (allungamento del QT), verosimilmente dovuto ad un effetto calcio-antagonista, e si raccomanda quindi una effettuazione di un ECG prima dell'inizio del trattamento ed un monitoraggio annuale, soprattutto in corso di terapia con alti dosaggi
(A cura del Dr Nardo Nardocci, Neuropsichiatra)